è un fumigante in formulazione granulare impiegato su colture intensive in stretta successione agronomica, in pieno campo, in serra e per la disinfestazione dei terricciati. incorporato al terreno si trasforma in composti gassosi, attivi verso i parassiti animali e vegetali presenti. Può essere distribuito a mano o con normali spandiconcimi. Una buona azione disinfestante si ottiene però solo con una uniforme distribuzione del prodotto sulla superficie da risanare. Sostituisce vantaggiosamente il metodo della disinfezione del terreno con vapore. Esplica un’azione disinfestante nei riguardi di nematodi, funghi, malerbe ed insetti terricoli, alle seguenti dosi d’impiego: in pieno campo ed in serra 40-70 g per metro quadro. Le dosi minime e massime indicate sono applicabili in relazione al grado di infestazione del terreno da trattare e per una profondità d’incorporamento di 20 cm. Volendo interessare strati di terreno più profondi è necessario aumentare le dosi sopra indicate di 15-20 g per metro quadrato per ogni 10 cm di maggiore profondità. Con trattamenti alle diverse profondità si ottengono azioni disinfestanti verso specifici agenti patogeni: - profondità di 20 cm: marciumi radicali, morie, attacchi al colletto, nematodi ed insetti terricoli, semi di erbe infestanti; - profondità di 30 cm: marciumi radicali, marciumi degli steli, malattie dell’apparato tracheale o avvizzimenti dovuti a Fusarium spp., Verticillium spp., larve di maggiolino ed elateridi. Per una discreta azione diserbante, seppure limitata agli strati superficiali del terreno, sono sufficienti 20 g per metro quadrato incorporati ad una profondità di 5-8 cm. Le lavorazioni successive al trattamento (fresature, zappature, ecc.) non dovranno superare la profondità di incorporamento per evitare di portare in superficie parassiti o semi di infestanti presenti negli strati non trattati. Al momento del trattamento il terreno deve essere ben sminuzzato, livellato, sufficientemente umido e privo di residui vegetali grossolani. Dovendo trattare terreni infestati da nematodi galligeni delle radici occorre lasciar intercorrere un certo periodo tra la raccolta delle colture ed il trattamento, per permettere, con la decomposizione dei residui vegetali, il contatto tra i nematodi, che si saranno nel frattempo liberati dalle galle, ed i principi attivi gassosi. L’azione diserbante si esplica sui semi in germinazione e sugli organi di propagazione delle infestanti (rizomi, bulbi) che si trovano negli strati trattati. Non agisce sui semi in fase di quiescenza: per favorire l’azione erbicida sarà utile, 4-7 giorni prima del trattamento, irrigare abbondantemente per facilitare il rigonfiamento e quindi la germinazione dei semi. Il letame maturo dovrà essere distribuito ed interrato almeno 30-45 giorni prima del trattamento disinfestante. Da due settimane prima del trattamento e per tutto il periodo durante il quale rimane nell’appezzamento trattato, non si dovranno distribuire concimi organici che non siano minerali, né fertilizzanti azotati a base di ammoniaca. Si sconsiglia inoltre per il detto periodo l’impiego di torba. Per l’applicazione in pieno campo, data la fitotossicità del prodotto, osservare una fascia di rispetto verso radici di alberi, cespugli, arbusti o siepi di almeno 50 cm. Se si verificano intense precipitazioni piovose, soprattutto in terreni sciolti, i vapori possono essere trasportati in uno strato di terreno più profondo di quello trattato; in questi casi, quando si esegue il “test del crescione” sarà necessario prelevare i campioni di terreno anche al di sotto dello strato trattato. Con temperature del terreno inferiori a 7-8°C si sconsiglia l’impiego. A distanza di 15-20 giorni dal trattamento (con basse temperature sarà opportuno attenersi a periodi di attesa più lunghi e cioè 25-30 giorni arieggiare superficialmente il terreno con una fresatura per favorire la fuoriuscita dei vapori. Trascorse 1 o 2 settimane da questa operazione, o un intervallo di tempi più lungo se si sono registrate frequenti precipitazioni e temperature inferiori a 15°C, si dovrà eseguire il test del crescione per accertarsi della completa scomparsa dei metaboliti gassosi dal terreno. Solo se il “test del crescione” avrà dimostrato l’assenza di vapori attivi, si potrà procedere alla messa a coltura del terreno. Test del crescione: Prima di procedere alla semina o al trapianto in un terreno trattato è necessario accertare la completa scomparsa dei metaboliti gassosi mediante il “test del crescione”. Riempire per metà un vaso di vetro con terreno non pressato e prelevato in vari punti e a diverse profondità, anche al di sotto dello strato trattato. Dopo il prelievo del terreno, che deve essere eseguito introducendo il più rapidamente possibile i campioni nel contenitore, chiudere il vaso per impedire la perdita degli eventuali vapori. Come elemento di controllo si utilizza un vaso con terreno non trattato. Introdurre poi in entrambi un batuffolo di cotone inumidito al quale sono stati fatti aderire dei semi di crescione (Lepiduim sativum) o, in mancanza di questi, di insalata, facendo in modo che il batuffolo rimanga sollevato dal terreno. I vasi chiusi ermeticamente con coperchi provvisti di guarnizioni in gomma, vengono quindi posti in un ambiente luminoso ad una temperatura di 20-22°C. A questa temperatura il crescione dovrebbe germinare nel giro di 1-2 giorni. Assenza o ritardo nella germinazione e sviluppo stentato sono indice di presenza di vapori. In questo caso bisognerà arieggiare nuovamente il terreno e ripetere il “test del crescione” dopo 5-8 giorni. La messa a coltura del terreno sarà possibile solo quando tra controllo e vaso contenente terreno trattato non si osserverà alcuna differenza nella velocità di germinazione del crescione.